TOUR GASTRONOMICO SPECIALITA' CAMPANE

Lasciati conquistare dal gusto, rilassati e pecca di gola.


Un tour gastronomico delle specialità campane è un'esperienza fantastica per scoprire i sapori autentici e la tradizione culinaria della Campania. Napoli e la sua regione sono famose per piatti tipici come la pizza napoletana, la sfogliatella, la mozzarella di bufala e molto altro.

Petrosino Service potrebbe offrirti un tour personalizzato con trasporto privato per visitare ristoranti, trattorie e mercati tipici dove assaporare le specialità gastronomiche locali, ma anche tour che includono una guida turistica esperta che ti guiderà attraverso i luoghi più iconici della cucina campana.

 

Ecco alcune delle specialità che potremmo includere nel tuo tour gastronomico:

 

1. Pizza Napoletana

  • Dove provarla: Le pizzerie storiche di Napoli, come Da Michele, Sorbillo, o Di Matteo.
  • Descrizione: La vera pizza napoletana ha una base sottile, ma con i bordi alti e morbidi. Il condimento classico è la pizza margherita con mozzarella di bufala, pomodoro San Marzano, basilico fresco e olio extravergine d'oliva.

2. Sfogliatella

  • Dove provarla: Pasticceria Scaturchio, Pasticceria Bellavia, Sfogliatella Mary.
  • Descrizione: Un dolce tipico napoletano, che può essere riccia (con una sfoglia croccante e ripieno di ricotta) o frolla (con una pasta più morbida). È perfetto per una pausa dolce durante il tour.

3. Mozzarella di Bufala Campana

  • Dove provarla: Aziende agricole in Campania o ristoranti che offrono prodotti freschi locali.
  • Descrizione: La mozzarella di bufala è un formaggio fresco e cremoso, prodotto con latte di bufala. È una delle eccellenze della Campania e si può gustare in insalata, con pomodori e basilico, o come parte di piatti più elaborati.

4. Limoncello

  • Dove provarlo: Nelle cantine della Costiera Amalfitana, come in Sorrento o Positano.
  • Descrizione: Il limoncello è un liquore tipico preparato con limoni di Sorrento. Il tour gastronomico potrebbe includere una visita a una distilleria per scoprire il processo di produzione e gustarlo direttamente.

5. Pastiera Napoletana

  • Dove provarla: Nelle pasticcerie storiche durante le festività o su prenotazione.
  • Descrizione: Un dolce tradizionale, preparato con ricotta, grano cotto, canditi e acqua di fiori d'arancio, tipico della Pasqua, ma ormai apprezzato tutto l'anno.

6. Frittura di Pesce

  • Dove provarla: Ristoranti tipici sul lungomare di Napoli o nei porti turistici della Costiera Amalfitana.
  • Descrizione: Il pesce fresco, come calamari, gamberi e alici, fritto in pastella. È un piatto semplice, ma ricco di sapore.

7. Gnocchi alla Sorrentina

  • Dove provarli: In ristoranti tradizionali, in particolare nella zona di Sorrento.
  • Descrizione: Gli gnocchi sono conditi con salsa di pomodoro, mozzarella di bufala e basilico, e poi cotti al forno per ottenere una crosticina dorata.

8. Caffè Napoletano

  • Dove provarlo: In qualsiasi caffetteria di Napoli, ma particolarmente nelle storiche Caffè Gambrinus o Caffè Mexico.
  • Descrizione: Il caffè a Napoli è un vero e proprio rituale. Si beve espresso e spesso viene accompagnato con un dolce tipico.

 


Come organizzare il tour gastronomico con Petrosino Service:

 

  • Servizio di Trasporto Privato: Petrosino Service può organizzare il trasporto per te, accompagnandoti nei vari luoghi di Napoli, della Costiera Amalfitana o della Campania dove potrai degustare queste specialità.
  • Guida Turistica Esperta: Se desideri un'esperienza più ricca, puoi chiedere di aggiungere una guida turistica che ti racconti la storia dei piatti tipici, dei mercati e delle tradizioni gastronomiche locali.
  • Visite a Mercati Locali e Fattorie: Petrosino Service potrebbe includere nel tour anche la visita a mercati locali o fattorie dove si producono specialità come la mozzarella di bufala o il limoncello.

 

Come prenotare:

 

  1. Contatta Petrosino Service: Telefonicamente, via email o tramite i social per discutere dei dettagli e delle opzioni per il tour gastronomico.
  2. Personalizza l'itinerario: Scegli le specialità che più ti interessano e la durata del tour (ad esempio, una giornata o un tour più lungo che include varie tappe).
  3. Prenota il tour: Una volta definito il programma, prenota il trasporto privato e, se necessario, la guida.

 

 

Storia delle specialità partenopee

 

Nella Napoli del XVI secolo, una focaccia di galette veniva comunemente chiamata pizza. Conosciuto come il piatto per i poveri, veniva venduto per strada e conobbe in fretta un gran successo, fino a diventare un piatto amato anche dai nobili borbonici.

La pizza Margherita nasce a Napoli nel 1889 per mano di un abile pizzaiolo: Raffaele Esposito. Durante la visita a Napoli del re d'Italia Umberto I di Savoia, viene richiesto all'artigiano della pasta di raggiungere la famiglia reale nella sfarzosa reggia di Capodimonte. In onore della Regina d'Italia Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito abbia preparato la "Pizza Margherita", condita con pomodori, mozzarella e basilico, per rappresentare i colori della bandiera italiana.

 

La pizza fritta come espressione della napoletanità, nasce come risposta del popolo napoletano al dopoguerra. Infatti, nel primo dopoguerra mangiare la pizza era diventato quasi un lusso sia per gli ingredienti sia perchè molti dei forni erano stati abbattuti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Fu in questo clima che l'arte dell'arrangiarsi napoletana creò uno dei suoi capolavori.

La pizza fritta nasce dallo stesso impasto della pizza, ma anziché essere cotto a legna, viene bagnato nell'olio rovente che lo rigonfia, dando anche l'illusione di un pranzo più abbondante. Preparata anche tra i vicoli e nelle case private, la pizza fritta viene anche ricordata grazie al celebre film di Vittorio De Sica, L'oro di Napoli, dove Sophia Loren, interpreta la moglie di un pizzaiolo intenta a vendere una pizza fritta nel dopoguerra napoletano.

I primi ingredienti della pizza fritta napoletana, non erano mai fissi, in quanto si cercava di riempire l'impasto con quello che si trovava in casa in quel momento, ma uno degli ingredienti di ripieno più famosi, che ormai è diventato un ingrediente principale, è la ricotta. La pizza fritta nella sua forma naturale presenta, oltre alla doratura dell'impasto fritto, un ripieno di ricotta e provola, che spesso viene accompagnato da diversi tipi di salumi. La puoi mangiare per strada o a tavola, a mezzaluna (battilocchio a Napoli) o straripante dal piatto, ripiena salata ma anche dolce, la pizza fritta è da provare in ogni sua variante.

 

La mozzarella di bufala campana è prodotta in varie forme. La forma tonda prevede i seguenti tipi: perlina, ciliegina, ovolina, bocconcino che possono variare dal peso di 10 grammi fino a 800 grammi (la cosiddetta "Aversana") per poter essere considerate DOP, in base al disciplinare di produzione. Per la forma a treccia il disciplinare della Dop prevede nodini e trecce, queste ultime fino a un peso di 3 chilogrammi. Tutti i tipi possono anche essere in versione affumicata, da produrre con metodi naturali (paglia di grano). La mozzarella di bufala campana affumicata Dop (e, in generale, una mozzarella affumicata) non va confusa con la provola che, pur essendo a pasta filata, è un altro formaggio.

Il bufalo mediterraneo italiano, da cui viene prodotta la mozzarella, è un bovino, probabilmente autoctono, come comproverebbe la presenza di un DNA diverso da qualsiasi altro genere di bufalo. Ciò contrasta con la tradizione di chi lo vorrebbe originario dell'Asia, di corporatura più massiccia, di colore scuro e con pelo corto, abituato a vivere in zone paludose, nei cui fanghi suole rotolarsi per la salute della propria pelle e per difendersi dall'eccessiva irradiazione solare.

Le ipotesi sulla nascita della mozzarella sono diverse, ma si collocano tutte nel Medioevo.

Il primo documento ufficiale che parla della mozzarella aversana è recente e risale agli inizi del XV secolo. Dagli anni novanta il riconoscimento della "DOP" (Denominazione di origine protetta) assicura i consumatori e specifica l'area geografica in cui essa viene prodotta.

 

La storia della sfogliatella comincia tra Furore e Conca dei Marini, in Costiera Amalfitana, nel 1600. Più precisamente ci troviamo nel convento di Santa Rosa, abitato da monache di clausura che si tengono impegnate con la pasticceria, con l'agricoltura e la panificazione.

Nella mente dei campani il convento di Santa Rosa evoca immediatamente un altro dolce, la Santarosa appunto, e vi sorprenderebbe sapere quanto i due prodotti siano strettamente collegati. La versione più famosa sulla nascita della sfogliatella ci porta in mezzo alle suore dunque, in un convento che oggi è uno splendido albergo. 

Pare infatti che un giorno la madre superiora, tale suor Clotilde, si sia accorta di alcuni avanzi di semola bagnata nel latte. Buttarli sarebbe stato un peccato e quindi si ingegna: crea un miscuglio con frutta secca, limoncello e ricotta, lo inforna e lo trasforma in un ripieno di un impasto a base di vino e strutto. Due sfoglie chiuse che ricordano la forma del cappuccio di un monaco a proteggerlo: nasce così la Santarosa. Ancora oggi questo pasticcino viene fatto con una ricetta molto simile ed è tra le più buone prelibatezze della cucina campana.

Per ben 200 anni questa ricetta resta confinata in quell'oasi che tutto il mondo ci invidia che è la Costiera, fino a quando, nel 1818, Pasquale Pintauro porta il prodotto a Napoli.

 

Napoli. Decumano Maggiore, o meglio, le strade di una città – dapprima greca e poi romana – che congiungevano parallelamente due punti, da est a ovest. Via dei tribunali è una di queste strade e taglia tutto il centro storico passando attraverso la zona del macellum, quello che una volta era il mercato romano.
Qui si può trovare un concentrato di duemila anni di storia: c’è il conservatorio, il maestro presepista, la Chiesa (o meglio “le” Chiese, innumerevoli) e c’è lei, la regina incontrastata della friggitoria napoletana: “ ‘a frittatina”. 
A Napoli è considerata un’istituzione e non c’è pizzeria o friggitoria che si rispetti che non metta in bella mostra questa delizia per il palato.

La storia di questo prodotto potrebbe racchiudere quella di tutta Napoli. Una città che soffre, ma non si arrende. Nacque, infatti, come piatto povero, ma cercando sempre di abbinare qualche ingrediente più saporito per migliorarne il gusto. La sua ricetta si è evoluta fino a diventare quella che oggi si può assaggiare: una semplice frittata di bucatini con un ripieno di besciamella, piselli, mozzarella e pepe. Altri aggiungono il ragù, scelta che nasce dallo stesso concetto che ha visto il sorgere della frittatina: riutilizzare gli avanzi.

Ciò che, però, deve far riflettere è che ci troviamo di fronte a un piatto considerato “povero”, almeno nella sua versione iniziale, ma che ha assunto, nel tempo, una sua ricercatezza: dalla panatura, alla quantità di olio da usare, ai tempi di cottura da seguire, fino alla mantecatura degli ingredienti.

Insomma, fare la frittatina a Napoli, ormai, è un’arte e non tutti sono artisti. Di certo, un giretto tra i Decumani offre molte opportunità di assaggiare quelle migliori, a spasso tra la storia e la gastronomia di un popolo che ha conquistato il mondo con un po’ di acqua e farina.

La degustazione della frittatina (che a volte perde la “erre” per diventare “fittatina“) è diventata ormai un rituale da seguire. È frequente vedere accalcarsi le persone davanti alle friggitorie del centro storico per acquistare una frittatina e poi riprendere il proprio cammino. La si mangia passeggiando – in compagnia o da soli – per spezzare l’appetito; è un modo per sentirsi fieramente napoletani, un’occasione per esorcizzare e allontanare i pensieri e continuare a confidare nel domani…con più gusto.

 

 

 

 

 

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